"Penso che la cifra del mio lavoro sia racchiusa nella parola "naturalezza". Che, per certi versi, è l’opposto della semplicità intesa come ritorno alle origini, o peggio ancora, semplificazione. La natura è complessa, noi siamo complessi, la complessità fa parte del nostro essere in relazione con il mondo. Spazi, architetture, oggetti devono includere e interpretare tale complessità, non annullarla. Devono suggerire possibilità inesplorate, strade non ancora battute, desideri non ancora espressi. La naturalezza è una ricerca di dialogo con tutto questo, una offerta ai nostri sensi perché ci aprano la strada a nuovi modi di essere, di percepire, di pensare. |
Le mie fonti di ispirazione passano raramente attraverso canali analogici (un prodotto affine, una soluzione già sperimentata con successo). Mi piace “contaminare” il pensiero progettuale con elementi eterodisciplinari provenienti da esperienze, riflessioni, conoscenze, osservazioni, letture raccolte e messe in relazione tra di loro. Ed in questo processo la fotografia, il pensare attraverso lo sguardo, è sempre stata per me uno strumento entusiasmante non solo per comprendere ed elaborare, ma anche - e soprattutto - per immaginare pensieri nuovi". (Enrico Realacci) |